La festa d’autunno è passata. Le emozioni ormai assestate, gli attimi di concitazione stemperati in momenti di intensa partecipazione, di gioia e di… commozione.
Al centro di ogni cosa, il tè.
Non manchiamo mai di stupirci per le sorprese che il tè ci riserva: non solo in termini di gusti sorprendenti e aromi intensi ma anche per le persone che ci ha fatto incontrare: gli amici di sempre che sostengono la nostra avventura e quelli nuovi che si sono seduti sui nostri cuscini.
Un’amica preziosa è Elena Giovanelli, che ha guidato le degustazioni del mattino: “Si dice tè nero” e “Tè verdi che non ti aspetti”, di cui parleremo ancora.
I quattro tè degustati durante “Si dice tè nero” rappresentano bene quanto possano differire tra loro tè cosiddetti neri.
Il primo tè, Darjeeling SFTGFOP1 Happy Valley, proviene da un famoso giardino situato nella provincia indiana del Bengala. Il giardino Happy Valley fu impiantato nel 1854, e questo lo rende uno dei più longevi della regione del Darjeeling. Da una decina d’anni è dedicato alla coltura biologica. E’ un second flush, un raccolto di giugno, a foglia intera, multicolore, con un liquore color nocciola. Il gusto prorompente ha classiche note di moscatello.
La sigla che precede il nome del giardino significa che si tratta di uno Special Finest Tippy Golden Flowery Orange Pekoe: fatto con la gemma terminale della pianta e la prima foglia al di sotto di questa, con l’aggiunta di germogli giallo dorati.
La regione cinese dello Yunnan è patria di tanti tè, tra cui il tè rosso cinese Yunnan FOP Golden Tipped, le cui foglie nere e lucide sono arricchite da molte punte dorate.
In tazza si presenta speziato e leggermente affumicato, con un liquore deciso e scuro.
Il Dong Fang Meiren Cha è anche noto come “Oriental Beauty”, grazie al liquore dal colore aranciato con sapori fortemente fruttati e un retrogusto dolce. La coltivazione avviene evitando l’uso di pesticidi in modo da permettere a un parassita di pungere foglie e germogli. La risposta chimica prodotta dalla pianta all’aggressione influenza le caratteristiche di questo wulong.
Per finire questa toccata e fuga nel mondo dei tè “neri”, ecco il Bing Cha Pu’er, un tè fermentato e pressato nella tradizionale forma circolare: un’esperienza unica, grazie ad un liquore scuro e dal profumo deciso e intenso, ma dal sapore sorprendentemente dolce e persistente.
Tra un sorso e l’altro e qualche stuzzichino per preparare la bocca a nuovi sapori, è arrivata l’ora della degustazione successiva, i tè verdi… ma ne parleremo nel prossimo post!
Raccontateci la vostra versione di “Si dice tè nero”: il commento di Elena che vi ha colpiti di più, il tè che vi ha sorpreso e soprattutto l’emozione che avete provato e che vorreste condividere con noi!
Scritto da Donata, Ezio e Ombretta bevendo Rose Congou, tè rosso cinese aromatizzato alla rosa.